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domenica 24 maggio 2020

Brioches Gluten Free

Fare e creare prodotti Gluten Free in casa non è mai una cosa facile, ma con un po' di pazienza e qualche prova spesso si riescono ad ottenere dei prodotti homemade niente male.

Si cerca in rete, si guardano i siti più interessanti e che sembrano dare un certo affidamento e poi si prova qualche a tenere in considerazione qualche ricetta e alla fine con piccole opportune modifiche si arriva spesso al risultato che è alla fine davvero assai soddisfacente.

Oltre ad essere Gluten Free il prodotto homemade di cui vi sto parlando è anche lattosio free.

Vediamo la ricetta da seguire :

Lievitino : 100 gr farina freeform lidl, 100 latte lattosio free , 5-6 gr miele e 10 gr di lievito ldb ( in forno luce accesa )
Mescolate bene fino ad avere una crema densa senza grumi, in contenitore chiuso.

Dopo 2 ore unite al lievitino :
380-400 farina Freefrom (Lidl) o Mix Dolci Nutrifree
120-150 latte lattosio free
70-80 zucchero
1 uovo e un tuorlo
30-40 gr panna lattosio free
4-5 gr sale 
una bustina di vanillina
70 gr di burro lattosio free 
Se vi piace la buccia di una arancia o di un limone




Mettete in forno in un contenitore chiuso




Al raddoppio stendere l'impasto dando una forma possibilmente a  “cerchio” e tagliare tagliare in triangoli.





Formare le brioches, coprire con pellicola o con un panno in forno e attendere il raddoppio (circa 3 ore con le temperature attuali - in casa ora ho 24 gradi)



Spennellare con latte e miele oppure latte più un uovo intero, a vostra scelta.

Cottura forno statico 170-180 per 20 minuti (dipende dal vostro forno)
Importante non cuocere troppo per non avere poi una brioches troppo secca


Una volta pronte lasciare raffreddare , farcire e buona colazione o merenda



Le potete conservare in un sacchetto per alimenti per qualche giorno oppure congelare e tirare fuori la sera prima per averle pronte al mattino per una gustosa colazione.





domenica 3 febbraio 2019

Interpretare le ricette per panificare e non solo

Ho molti interessi, appassionato cultore dell'homebrewing era quasi naturale sfruttare "i lieviti" anche per la parte solida delle fermentazioni e lievitazioni.
Seguo alcuni gruppi Facebook dove grazie alla condivisione e i suggerimenti/consigli dei più esperti si riescono a produrre a casa prodotti di notevole qualità, dal pane, ai dolci, ai grandi lievitati.
Noto però che molti, essendo alle prime armi, fanno molta fatica a capire spesso i termini tecnici e le sigle utilizzate per condividere le ricette che vengono pubblicate e messe a disposizione di tutti gli utenti iscritti, interessati e appassionati a questo hobby homemade.
Ecco l'idea di mettere a disposizione in un unico documento le parole e i termini che spesso diventano un ostacolo insormontabile per poter realizzare o seguire una ricetta.




Farina di forza W : W sta a indicare la forza di panificazione, in genere hanno amido (64-74%) e proteine (9-15%). W tra 90 e 160 sono farine deboli e assorbono il 50% dell'acqua, W tra 160-250 sono farine di media forza assorbono il 65-75% dell'acqua, W tra 250-310 sono farine forti assorbono il 65-75% dell'acqua, W superiore a 310 sono farine speciali, spesso usate in miscela con altre farine, assorbono fino al 90% dell'acqua.

Lievito : sono un gruppo di funghi della famiglia dei Saccharomyces Cerevisiae, usati per lievitare/fermentare pane e prodotti da forno e bevande alcoliche. Possiamo utilizzzare il lievito naturale (PML pasta madre liquida o Licoli, PMS pasta madre solida o PMD pasta madre secca o disidratata), il Lievito di Birra compresso (LDB) e il lievito Secco attivo (LSA), disidratato o istantaneo.

La pasta acida naturale, chiamata anche pasta madre, è un impasto di farina e acqua sottoposto a una contaminazione spontanea da parte dei microrganismi presenti nelle materie prime, provenienti dall'aria, dall'ambiente, dall'operatore, il cui sviluppo crea all'interno della massa una microflora selvaggia autoctona in cui predomina la coltura dei batteri lattici. Quinidi fermentazione lattica.
Saccharomyces Cerevisiae o Lievito di Birrae' probabilmente il lievito più importante nell'ambito dell'alimentazione umana:  il suo utilizzo è noto fin dall'antichità per la panificazione e la produzione di birra e vino. Si pensa che sia stato isolato per la prima volta dalla superficie di acini d'uva; è presente infatti nella pruina. E' il lievito principale della fermentazione alcolica.





Altre informazioni utili di cui tenere conto: la quantità di LDB da aggiungere dipende dall'idratazione dell'impasto, più è alta meno lievito è necessario; LSA disidratato necessita di riattivazione in soluzione zuccherina a 35 gradi per 10-15 minuti. Il rapporto tra LSA disidratato e LDB è di 1:2 , per 1 grammo di LSA servono 2 grammi di LDB.
Il lievito secco istantaneo non necessita di riattivazione,  il rapporto tra LSA istantaneo e LDB è di 1:2,5 , per 1 grammo di LSA istantaneo servono 2,5 grammi di LDB.





Autolisi: è l'azione che si ottiene mettendo insieme lo sfarinato con un liquido e in essa avverrà la lisi (scissione) e permette la completa idratazione dello sfarinato formando la maglia glutinica agevolando e abbreviando l'impasto finale. Si adopera per impasti molto idratati. 

Quando prepariamo un impasto, possiamo utilizzare il metodo diretto o il metodo indiretto (Biga o Poolish).


Preparare un impasto diretto per pizza/pane vuole dire inserire tutti gli ingredienti dell’impasto in una sola fase (rispettando sempre il seguente ordine: farina, acqua, lievito di birra, poi si lascia formare il glutine e poi si aggiungono il sale e la eventuale parte grassa). Dopo aver ottenuto questo tipo di impasto, si lascia riposare la massa per un tempo che varia a seconda della tipologia di prodotto che si vuole realizzare.




Metodo indiretto con BIGA

Questa tipologia di impasto professionale prevede una preparazione in due fasi. Nella prima fase si impastano acqua (45-55%), farina forte W > 300 e lievito in modo grossolano, con una determinata % di acqua; essi iniziano a fermentare lentamente e poi si lasciano riposare. La seconda fase prevede di mettere la biga in un’impastatrice aggiungendo la restante acqua, altro lievito, farina, il sale e la eventuale parte grassa. Una volta raggiunta la consistenza desiderata, si lascia riposare e poi si forma la pizza o il pane nella grammatura desiderata. Rispetto all’impasto diretto, questo metodo permette un uso minore di lievito, avendo come conseguenza una maggiore digeribilità del prodotto finito, gusto e profumi più intensi, un buon volume/alveolatura e una shelf life più lunga. Per questa tecnica occorrono più tempo a disposizione e l’impiego di una farina di maggiore qualità.




Metodo indiretto con poolish :

Un altro impasto indiretto è il poolish, se si vuole fare subito una distinzione tra biga e poolish si può dire che la diversità è nella consistenza: anche solo a livello visivo si può capire se si tratta di biga o poolish in quanto la prima si presenta come una massa molto dura e non compatta ma piuttosto sbriciolabile, mentre il secondo è una massa molto liquida. Per ottenere il poolish, infatti, si impastano farina e acqua in proporzione 1:1 e si aggiungono quantità di lievito minime (dallo 0,1% al 3%, variabile a seconda delle ore di lievitazione). La fase successiva alla preparazione del poolish prevede di impastarne una quantità che varia in relazione alla farina indicata sulla ricetta e di procedere quindi all’impasto definitivo.




Le Temperature sono un altro step importante e fondamentale per la riuscita dei nostri prodotti : TA indica la temperatura ambiente, TC la temperatura controllata in frigorifero;  TCI è la temperatura di chiusura impasto.
Per calcolare la TCI si moltiplica per 3 la temperatura voluta e si sommano i valori di TA - TF (farina) - TM (macchina) così avremo la temperatura dell'acqua da inserire.

Esempio : TCI 25 *3 = 75
TA 20 + TF 20 + TM 9 = 49
Temperatura H2O = 75-49 =26 gradi



Altri termini ostici per i neofiti sono la puntata, lo staglio e l'appretto di un impasto:
La puntata è la parte che intercorre tra la fine della lavorazione e lo staglio, che altro non è se non la divisione dell'impasto in panetti. La parte che intercorre invece dallo staglio alla stesura è chiamata appretto, ovvero il Tempo di lievitazione che va dalla formatura alla cottura dell'impasto.



Altri termini che possiamo trovare nelle indicazioni riportate in ricetta sono :

Cella Lievitazione: luogo in cui gli impasti sono lasciati a maturare, un luogo climatizzato per temperatura ambiente e tasso di umidità. 
Esubero: viene chiamato esubero quel lievito madre non rinfrescato, in pratica quello in esubero rispetto alla dose da rinfrescare. C'è chi decide di scartarlo e chi invece lo riutilizza seguendo apposite ricette che tengono conto della sua scarsa forza.
EVO: Olio Extra Vergine di Oliva
Idratazione: Assorbimento dell'acqua da parte delle farine o dell'impasto
Idrolisi: Reazione chimica dove le molecole sono scisse in più parti per effetto dell'acqua.
Incisione: Taglio praticato sulla superficie del  pane, prima della sua cottura.
Incordare: Fase dell'impastamento in cui si forma la maglia glutinica, cioè quella struttura che conferisce all'impasto stesso elasticità.
Lievitino: Preimpasto tipo biga/Poolish da usare subito dopo che ha raggiunto la sua massima fase di lievitazione. In alcuni casi viene immerso in un recipiente con acqua dove scende al fondo e lo si adopera non appena torna a galla. 



Maglia Glutinicail glutine è un complesso proteico costituito da due proteine gliadina e glutenina), entrando in contatto con l'acqua e per azione meccanica si forma una struttura simile ad un gomitolo di lana; tenacia ed estensibilità dipendono anche dal valore P/L della farina adoperata. 
Malto: additivo usato in panificazione per dare nutrimento ai lieviti, Serve a migliora la lievitazione ed il sapore oltre a conferire al prodotto finito una bella crosta brunita. Lo si trova in polvere "malto diastasico" o in melassa "malto d'orzo". 



P/L: è l'indice di estensibilità delle farina, il rapporto che misura le proprietà della farina dove un valore 05 - 06 corrisponde ad una farina equilibrata : P/L maggiore di 0,7 farina resistente, P/L minore di 0,4 farina estensibile. Si tratta del rapporto tra la tenacità dell'impasto, ovvero la forza massima che l'impasto oppone alla deformazione, e l'estensibilità massima, ovvero l'entità della deformazione massima che l'impasto raggiunge prima di rompersi. Un'estensibilità elevata è importante nella pizza, e nei pani con mollica molto espansa, alveolata.
Pezzatura: quello che si ottiene dallo staglio, dividendo l'impasto in più parti
Pieghe di rinforzo: Sono particolari pieghe che vengono date alla massa di impasto per rafforzarne la struttura, possono essere di diverso tipo, la più comune e quella a fazzoletto o portafoglio. 




Pirlatura: Viene considerata una piega che chiude ed avvolge la massa di impasto in una palla liscia arrotolata sotto.
Reazione di Maillard: Colorazione della crosta in cottura, dovuta alla caramellizzazione degli zuccheri e alla reazione fra zuccheri ed aminoacidi. 
Rinfresco : Operazione per rigenerare e nutrire il lievito madre con acqua e farina dandogli la forza giusta per essere adoperato. 
Riposo o fermo macchina: è un periodo di tempo variabile a temperatura ambiente necessario per rilassare o far lievitare l'impasto.
Salamoia: Miscela di olio EVO ed acqua calda in parti uguali con l'aggiunta di sale fino miscelata fino a renderla quasi una crema. Si adopera sulla pizza bianca o focaccia prima della cottura.
Water Roux: impasto gelatinizzato, è una miscela di acqua e farina preparata sul fuoco e poi aggiunta all'impasto.

Foto di V. Carcasi 









giovedì 10 gennaio 2019

Brassa e Degusta 2019 : Black Ipa

Da homebrewer voglio segnalarvi una bella iniziativa della Brasseria Veneta, che nel 2018 ha avuto seguito e consensi davvero entusiastici e positivi.
Che cosa è il Brassa e Degusta 2019 della Brasseria Veneta ?



Una serie di incontri dove la birra protagonista della serata sarà brassata dagli homebrewer che avranno deciso di realizzare la ricetta dello stile birraio proposto e degustato dai presenti alla serata, homebrewer appassionati o amanti della bevanda di Cerere, guidati dallo staff di esperti della Brasseria Veneta che aiuterà a degustare e valutare le birre presentate. 
Ad ogni incontro vi sarà un abbinamento cibo dedicato e creato appositamento per lo stile oggetto della serata in collaborazione con il luogo prescelto per l’effettuazione della serata evento. 
Possono partecipare tutti, non è necessario partecipare portando la birra realizzata homemade: le birre proposte sono selezionate tra i soci e i non soci che si proporranno per portarle in degustazione. 

Come sempre un evento della Brasseria Veneta dedicato al mondo della birra artigianale creata tra le mura di casa (Homebrewing), fatta da appassionati birrai casalinghi (homebrewer) che si mettono in gioco in modo simpatico e divertente in serate che insegnano ai presenti, soci e non soci, a conoscere e apprezzare un determinato stile, cercando di conoscerne e capirne tutte le componenti dalla creazione della birra stessa sino al momento della degustazione, che permetta ai sensi dell'olfatto e del gusto di apprezzarla in tutta la sua complessità la bonta o i difetti.

La Brasseria Veneta compie 10 anni e qui sul sito potrete capire e scoprire cosa realizza e come la famiglia di questa associazione, composta oramai da più di 100 soci da tutta Italia, sia impegnata non solo a fare birra, ma grazie ai momenti e agli eventi che si susseguono durante l'anno, si impegna nel sociale contribuendo e donando a realtà locali di vario genere in modo concreto per essere un concreto supporto.

La prima tappa del Brassa e Degusta 2019 ha in programma la realizzazzione della Black Ipa, uno stile conosciuto anche come Cascadian Dark Ale (CDA), birra basata su una ricetta che unisce le caratteristiche dei malti scuri (tostato, cioccolato, bruciato) alle luppolature tipiche delle IPA ovvero Indian Pale Ale (o più precisamente American IPA). 
Il risultato, sicuramente di difficile bilanciamento, è molto intrigante: sono birre che hanno riscosso un buon successo in Italia e all’estero.



 Leggete le righe che seguiranno e vi aiutero’ a creare le basi per realizzare la vostra Black Ipa e perchè no, partecipare alla Tappa di Marzo 2019 del Brassa e Degusta che si svolgerà al Parabasso di Paese (TV).

Storicamente è una variazione dello stile American IPA, birra commercialmente realizzata per la prima volta da Greg Noonan (Blackwatch IPA) nel 1990, si diffuse nel nord-ovest e California meridionale a partire dai primi anni del 2000.
Vengono utilizzati malti torrefatti e decorticati, senza che diano l'aspro o il bruciacchiato tipico di questi malti, ma solo per il colore e gusto; luppolo americano o pacifico che non entrino in conflitto con i malti torrefatti
I luppoli danno una intensità da moderata ad alta, spesso con caratteristiche di frutta col nocciolo, tropicale, balsamico, pinoso, frutta secca, frutti di bosco o melone. Se si fa dry-hopping possiamo avere aromi floreali o erbacei o vegetali, l'aroma dei malti scuri può includere note lievi di cioccolato, caffè o pane tostato.
E' possibile percepire in maniera più sfumata la dolcezza del malto, sempre delicata o leggermente caramellata. Il fruttato, in genere dato dagli esteri o dal luppolo, è percepibile non in tutte le produzioni, anche se non è infrequente avere una femrentazione neutra. .
L'equilibrio e le impressioni generali di questo stile sono simili alla American IPA o alla Double IPA, con torrefatto limitato simile a quello delle Schwarzbier.Senza il torrefatto-bruciato delle Stout e Porter americane e con minor corpo, più delicata ma con maggior bevibilità.
Il colore varia da marrone scuro a nero, dovrebbe essere limpida, ma le versioni non filtrate e con dry-hopping possono risultare un poco torbide: se è opaca non deve però apparire torbida.
Schiuma ben compatta e persistente di colore marroncino.
Alla degustazione riscontriamo un corpo morbido da medio-leggero a medio, con una astringenza significativa derivante dal luppolo o dal malto torrefatto.
Le versioni con dry-hopping possono essere un po’ resinose, carbonazione di solito media, leggera cremosità anche se non è richiesta.
Solo nelle versioni più forti riscontriamo e percepiamo il calore delicato originato dall’alcol.

Dati : OG 1.050 – 1.085, FG: 1.010 – 1.018,  IBUs: 50 – 90,  Ebc: 50 – 80, alcool ABV 5.5 – 9.0% 

Malti da utilizzare Pale Ale 80-85%, Malti Tostati (CaraMonaco,Black Malt,Chocolate e Carafa Decorticato) totale 15% , Luppoli USA anche per Dry Hopping (2-3 gr/l) , lievito Us-05 o similare

Mash single step a 66°c , Fermentazione a 20°c




Non ci resta che aspettare che la birra maturi e sia pronta per l'assaggio, vi aspettiamo al Brassa e degusta di Marzo 2019.


mercoledì 9 gennaio 2019

Perchè un corso Primi Passi per Homebrewer ?

La Brasseria Veneta da sempre ha nel suo DNA genetico il gene HOMEBREWER e per tale ragione il suo interesse per il mondo della birra artigianale trova radici profonde nella cantera degli homebrewer che diventeranno i grandi birrai del futuro.



Molti gli esempi nel corso di questi "primi" 10 anni di Homebrewer diventati birrai importanti o esperti del settore con competenze professionali rilevanti, citiamo Nicola Coppe, Fabio Polesel, Gianni Padovan e altri che oggi sono nel settore come professionsti nati da questo incantevole e magico mondo degli homebrewer.
Oggi la rete e’ fonte di moltissime informazioni, che spesso diventano disinformazione per il semplice fatto che tutti vogliono scrivere ma pochi risultano essere davvero interessanti punti di riferimento per chi vuole iniziare a fare birra in casa, in modo divertente e piacevole.
Ricordiamo che l'homebrewer fa birra in casa spesso con attrezzature autocostruite e che il divertimento deve essere sempre al primo posto per riuscire a realizzare una buona birra fatta in casa.
Le birre che facciamo devono essere buone e bevibili, senza difetti e devono piacere principlamente a noi che le facciamo e poi ricevere i giudizi di amici, appassionati o esperti che possano gratificarci o darci ulteriori suggerimenti per migliorare il risultato finale.
Spesso non si sa dove iniziare, si ha paura di non avere spazi sufficienti, di non avere l'attrezzatura giusta, di non sapere come realizzare una ricetta o da quale ricetta partire, quali sono i malti i luppoli le spezie da usare, quale lievito e come deve lavorare questo lievito, la fermentazione, la fase di imbottigliamento e maturazione per arrivare alla degustazione che è il momento sublime di tutta la fatica, le paure e l'emozione di una birra realizzata con le nostre mani.
Non è un punto in più o in meno di densità finale che compromette il risultato finale della nostra birra, ma in verità molti sono gli elementi e gli accorgimenti fondamentali che ci indirizzereranno in modo corretto sulla giusta strada da seguire per trovare il nostro modo personalizzato per fare una buona birra homemade.
Spesso ci si perde dietro alcuni parametri della produzione senza invece considerare il quadro globale, con il risultato di focalizzarci su alcuni aspetti in realtà ininfluenti ma che ci complicano la vita, ottenendo risultati modesti se non addirittura deludenti che ci tolgono entusiasmo e voglia di continuare : mai demordere, buona la prima ma buone anche tuttte quelle a venire !!!


La Brasseria Veneta ripropone il corso Primi Passi adatto per chi vuole iniziare, per chi ha iniziato con il kit ma non ha il coraggio di avventurarsi nell'All Grain e per chi da sempre incuriosito pensa che fare birra in casa non sia realmente alla portata di un semplice utente domestico.
Se siete dei possibili Homebrewer ma non avete ancora trovato "il coraggio" per entrare nel mondo della birra fatta in casa, ecco che è arrivato il momento di essere Coraggiosi :


Qui troverete tutte le info utili del programma e come fare per iscrivervi e non dimenticate che a breve inzia il nostro BRASSA E DEGUSTA 2019 , incontri per tutti per chi fa la birra e per chi invece piace solo assaggiarla berla e degustarla in compagnia imparando a conoscere gli stili e come viene fatta in casa dalla voce degli homebrewer presenti.
    

domenica 4 novembre 2018

L'Idromele : la Bevanda degli Dei


L’idromele, deriva dal greco δωρ, hýdor “acqua” e μέλι, méli “miele”, è sicuramente il prodotto fermentato più antico del mondo ed è anche il più facile da preparare perchè dove ci sono le api c’è ovviamente il miele.
Nell’antichità era anche conosciuto come “la bevanda degli dei”, non si hanno notizie certe sul periodo in cui l’uomo imparò o scoprì come poterlo fare, ma certo è che risale ai tempi dei tempi.
Si hanno notizie di un idromele dell’antico Egitto, dell’antica Grecia, dell’Inghilterra Celtica, della Scandinavia vichinga, degli antichi slavi e probabilmente ne esistono e ne sono esistiti molti prodotti anche in altri luoghi di cui a noi non sono giunte notizie.

L’idromele nella cultura norrena (scandinava) precristiana, sia nella letteratura che nella mitologia, era conosciuto come la bevanda dei re, la bevanda prediletta del dio Odino e di altre creature non umane : una antica leggenda narra che due nani uccidano il vate Kvasir e dal suo sangue ricavino l’idromele, fonte di sapienza e poesia.

Leggendo qua e là scopriamo l’importanza che l’idromele rivestiva nelle società nordiche specie nel popolo vichingo che aveva sale dove anticamente si festeggiava e si banchettava per festeggiamenti religiosi o successi bellici, dette “Sale dell’Idromele”.

Era tradizione e consuetudine, in molte regioni d’Europa, dare alle coppie appena sposate abbastanza idromele per un mese, per garantire felicità e fertilità, da qui la leggenda fa derivare il termine “luna di miele”, anche se etimologicamente nessuna teoria è a supporto di tale origine.

Non ci sono segreti particolari, se non la pazienza perchè la fermentazione è un processo lungo anche della durata di due o tre mesi e così pure la sua maturazione che è meglio sia superiore ai sei mesi per avere alla fine un prodotto che soddisfi il nostro palato e le nostre aspettative.




La ricetta base richiede come ingredienti miele, acqua e lievito; vi sono alcune varianti come il braggot (miele e malto), il melomel (miele e frutta) e il metheglin (miele e spezie).
Dovete avere a disposizione una damigiana di almeno 5 litri in vetro, con tappo e gorgogliatore, il tutto ben sanificato. Ho utilizzato 3 litri di acqua portata a 90° nella quale ho immesso due kg di miele, precedentemente messo a bagnomaria per renderlo più fluido: mescolato bene e lasciato 10 minuti a questa temperatura per eliminare l’effetto negativo dei batteri e dei lieviti selvaggi presenti nel miele.
Preferisco questo metodo, che uso anche nella birrificazione, perchè la pastorizzazione del miele elimina aromi profumi e caratteritiche dello stesso miele utilizzato. Dopo il raffreddamento del composto, lo trasferisco nella damigiana da 5 litri già preparata per accoglierlo.





Nel mio idromele ho utilizzato due tipi di miele millefiori del trentino e un miele di ciliegio e melo, per avere un aroma deciso e delicato: spero che il risultato sia come da me previsto e alla fine la bevanda dovrebbe andare dai 13 ai 15 gradi alcolici, quindi il nostro idromele dovrebbe essere un demisec appena dolce
C’è una formula che, basandosi sulla quantità di zucchero residuo e la quantità di miele utilizzato per il grado alcolico finale, mi permette di prevedere l’intensità della sensazione dolce nell’idromele finito.
Dopo avere raffreddato il tutto fino a raggiungere circa i 20° gradi, ho inoculato il lievito reidradato in precedenza una bustina di SafAle S04 che gli homebrewers americani usano addirittura per brassare le loro Barley Wine poichè pare “mangiare” tutto quello che trova.






Ho rilevato la densità iniziale che è di 31 brix ( 1.135 SG o 31,2 gradi Plato ). In realtà avrei dovuto aggiungere dei nutrienti per il lievito che purtroppo non avevo: ho ovviato con una buona “ossigenazione” agitando bene la mia damigiana e aggiungendo alla fine della prima giornata altri 3 grammi di lievito Baianus, un lievito per la vinificazione che tollera anche 16° gradi alcolici, che immediatamente ha fatto sentire la sua voce.



Ho seguito nei primi giorni l’andamento della fermentazione sia come studio essendo la prima volta che mi cimentavo nella produzione di idromele, sia per avere un diario e annotare con precisione l’evolversi della situazione per avere un paragone di confronto in futuro o per valutare altre esperienze di chi ha già fatto idromele e annotato tutto in una sorta di diario memoria.



Dal grafico tutto procedere come dovrebbe, appena le condizioni me lo permetteranno provvederò a fare un primo travaso per separare il fondo dai lieviti oramai non più attivi e dalle parti “solide” precipitate sul fondo, sia per pulire che per chiarificare il prodotto finale.
Il segnale che la fermentazione sta terminando dovrebbe essere la riduzione dell’emissione di bolle di anidride carbonica dal volume fermentante della massa, apprezzabile tramite il gorgogliatore: nel mio caso il gorgogliatore non emette nessun suono particolare se non raramente qualche isolato gorgoglio. 
Come è naturale che sia mi baserò sul dato visitvo controllando il fondo della damigiana e la limpidezza del liquido oltre al dato empirico della misurazione della densità oggettiva raggiunta.


Dopo 4 settimane di fermentazione molti imbottigliano il loro idromele utilizzando bottiglie di vetro scuro, da chiudere ermeticamente e riporre in una cantina fresca. in tal caso, per evitare scoppi è consigliato provvedere di tanto in tanto alla sfiatatura delle bottiglie.
Dopo circa 3 o 4 mesi l’idromele è pronto per il consumo, però risulterà ancora molto dolce e “acerbo”, ma sarà già gradevole per poterlo assaggiare insieme agli amici. 
Da questo momento in poi ogni mese passato in cantina ad invecchiare non farà altro che migliorarne il sapore, rendendolo sempre più secco e anche più alcolico. 
Io preferisco aspettare un po’ di più già durante la fase della “fermentazione” per evitare scoppi inattesi e proseguirò dopo 8 settimane di fermentazione alla fase dell'imbottigliamento.


L’idromele, una volta conclusasi la fermentazione, prima di essere imbottigliato e quindi consumato fresco o all’invecchiamento, deve rimanere in ambienti freschi, al riparo dalla luce del sole e con un’umidità elevata per far risaltare gli aromi terziari, che contribuiscono al bouquet elaborato e profondo che valorizza al massimo il lavoro magnifico delle api e quello successivo che si realizza in cantina.

La misurazione finale del prodotto da imbottigliare presenta i seguenti parametri :


OG 1.135 gradi Plato 31,2  

FG 1.042 gradi Plato 10.6 

Alcool 12,5% 

Attenuazione Reale 56,5%






Questa è la mia esperienza, ognuno di voi la deve considerare come un dato risultante di
quello che ho fatto io e usarlo come punto di riferimento per poter provare a fare l'idromele.