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domenica 24 maggio 2020

Brioches Gluten Free

Fare e creare prodotti Gluten Free in casa non è mai una cosa facile, ma con un po' di pazienza e qualche prova spesso si riescono ad ottenere dei prodotti homemade niente male.

Si cerca in rete, si guardano i siti più interessanti e che sembrano dare un certo affidamento e poi si prova qualche a tenere in considerazione qualche ricetta e alla fine con piccole opportune modifiche si arriva spesso al risultato che è alla fine davvero assai soddisfacente.

Oltre ad essere Gluten Free il prodotto homemade di cui vi sto parlando è anche lattosio free.

Vediamo la ricetta da seguire :

Lievitino : 100 gr farina freeform lidl, 100 latte lattosio free , 5-6 gr miele e 10 gr di lievito ldb ( in forno luce accesa )
Mescolate bene fino ad avere una crema densa senza grumi, in contenitore chiuso.

Dopo 2 ore unite al lievitino :
380-400 farina Freefrom (Lidl) o Mix Dolci Nutrifree
120-150 latte lattosio free
70-80 zucchero
1 uovo e un tuorlo
30-40 gr panna lattosio free
4-5 gr sale 
una bustina di vanillina
70 gr di burro lattosio free 
Se vi piace la buccia di una arancia o di un limone




Mettete in forno in un contenitore chiuso




Al raddoppio stendere l'impasto dando una forma possibilmente a  “cerchio” e tagliare tagliare in triangoli.





Formare le brioches, coprire con pellicola o con un panno in forno e attendere il raddoppio (circa 3 ore con le temperature attuali - in casa ora ho 24 gradi)



Spennellare con latte e miele oppure latte più un uovo intero, a vostra scelta.

Cottura forno statico 170-180 per 20 minuti (dipende dal vostro forno)
Importante non cuocere troppo per non avere poi una brioches troppo secca


Una volta pronte lasciare raffreddare , farcire e buona colazione o merenda



Le potete conservare in un sacchetto per alimenti per qualche giorno oppure congelare e tirare fuori la sera prima per averle pronte al mattino per una gustosa colazione.





sabato 9 febbraio 2019

Idromele la bevanda degli Dei


L’idromele, parola che deriva dal greco ὕδωρ, hýdor “acqua” e μέλι, méli “miele”, è sicuramente il prodotto fermentato più antico del mondo ed anche il più facile da preparare perchè dove ci sono api c’è miele.

Nell’antichità era anche conosciuto come “la bevanda degli dei”, non si hanno notizie certe sul periodo in cui l’uomo imparò o scoprì come poterlo fare, ma certo è che risale ai tempi dei tempi.



Si hanno notizie di un idromele dell’antico Egitto, dell’antica Grecia, dell’Inghilterra celtica, della Scandinavia vichinga, degli antichi slavi e probabilmente ne esistono e ne sono esistiti molti prodotti anche in altri luoghi di cui a noi non sono giunte notizie.

L’idromele nella cultura norrena (scandinava) precristiana, sia nella letteratura che nella mitologia, era conosciuto come la bevanda dei re, la bevanda prediletta del dio Odino e di altre creature non umane : una antica leggenda narra che due nani uccidano il vate Kvasir e dal suo sangue ricavino l’idromele, fonte di sapienza e poesia.

Leggendo qua e là scopriamo l’importanza che l’idromele rivestiva nelle società nordiche specie nel popolo vichingo che aveva sale dove anticamente si festeggiava e si banchettava per festeggiamenti religiosi o successi bellici, dette “Sale dell’Idromele”.

Era tradizione e consuetudine, in molte regioni d’Europa, dare alle coppie appena sposate abbastanza idromele per un mese, per garantire felicità e fertilità, da qui la leggenda fa derivare il termine “luna di miele”, anche se etimologicamente nessuna teoria è a supporto di tale origine.

Non ci sono segreti particolari, se non la pazienza perchè la fermentazione è un processo lungo anche della durata di due tre mesi e così pure la sua maturazione che è meglio sia superiore ai sei mesi per avere alla fine un prodotto che soddisfi il nostro palato e le nostre aspettative.


La ricetta base richiede semplicemente miele, acqua e lievito; vi sono alcune varianti come il braggot (miele e malto), il melomel (miele e frutta) e il metheglin (miele e spezie).
Dovete avere a disposizione una damigiana da 5 litri in vetro, con tappo e gorgogliatore,il tutto ben sanificato.
Ho utilizzato 3 litri di acqua portata a 90° nella quale ho immesso due kg di miele, precedentemente messo a bagnomaria per renderlo più fluido : mescolato bene e lasciato 10 minuti a questa temperatura per eliminare l’effetto negativo dei batteri e dei lieviti selvaggi presenti nel miele.
Preferisco questo metodo, che uso anche nella birrificazione, perchè la pastorizzazione del miele elimina aromi profumi e caratteritiche dello stesso miele utilizzato. Dopo il raffreddamento del composto, lo trasferisco nella damigiana da 5 litri già preparata per accoglierlo.



Nel mio idromele ho utilizzato due tipi di miele millefiori del trentino e un miele di ciliegio e melo, per avere un aroma deciso e delicato : spero che il risultato sia come da me previsto e alla fine la bevanda dovrebbe aggirarsi tra i 13 ei 15 gradi alcolici, alla fine il nostro idromele dovrebbe essere un demisec appena dolce. C’è una formula che basandosi sulla quantità di zucchero residuo e la quantità di miele utilizzato per il grado alcolico finale mi permette di prevedere l’intensità della sensazione dolce nell’idromele finito.
Dopo avere raffreddato il tutto fino a raggiungere circa i 20° gradi, ho inoculato il lievito reidradato in precedenza una bustina di SafAle S04 che gli homebrewers americani usano addirittura per brassare le loro Barley Wine poichè pare “mangiare” tutto quello che trova.


Ho misurato la densità iniziale che è di 31 brix ( 1.135 SG o 31,2 gradi Plato ). Avrei dovuto aggiungere dei nutrienti per il lievito che purtroppo non avevo : ho ovviato con una buona “ossigenazione” agitando bene la mia damigiana e aggiungendo alla fine della prima giornata altri 3 grammi di lievito Baianus, un lievito per la vinificazione che tollera anche 16° gradi alcolici, che immediatamente ha fatto sentire la sua voce.


Ho seguito nei primi giorni l’andamento della fermentazione sia come studio essendo la prima volta che mi cimentavo nella produzione di idromele, sia per avere un diario e annotare con precisione l’evolversi della situazione per avere un paragone di confronto in futuro o per valutare altre esperienze di chi ha già fatto idromele.


Per ora tutto pare procedere, appena le condizioni me lo permetteranno provvederò a fare un primo travaso per separare il fondo dai lieviti oramai non più attivi e dalle parti “solide” precipitate sul fondo, sia per pulire che per chiarificare il prodotto finale.
Il segnale che la fermentazione sta terminando dovrebbe essere la riduzione dell’emissione di bolle di anidride carbonica dal volume fermentante della massa, apprezzabile tramite il gorgogliatore: nel mio caso il gorgogliatore non suona nessuna musica particolare se non raramente, quindi mi baserò sul dato visitvo controllando il fondo della damigiana e la limpidezza del liquido oltre al dato empirico della misurazione della densità oggettiva raggiunta.



Dopo 4 settimane di fermentazione molti imbottigliano il loro idromele utilizzando bottiglie di vetro scuro, da chiudere ermeticamente e riporre in una cantina fresca. In tal caso, per evitare scoppi è consigliato provvedere di tanto in tanto alla sfiatatura delle bottiglie.
Dopo circa 3 o 4 mesi l’idromele è pronto per il consumo, però risulterà ancora molto dolce e “acerbo”, ma sarà già gradevole per poterlo assaggiare insieme agli amici. Da questo momento in poi ogni mese passato in cantina ad invecchiare non farà altro che migliorarne il sapore, rendendolo sempre più secco e anche più alcolico. Io preferisco aspettare un po’ di più già durante la fase della “fermentazione” per evitare scoppi inattesi.


L’idromele, una volta conclusasi la fermentazione, prima di essere imbottigliato e quindi consumato fresco o all’invecchiamento, deve rimanere in ambienti freschi, al riparo dalla luce del sole e con un’umidità elevata per far risaltare gli aromi terziari, che contribuiscono al bouquet elaborato e profondo che valorizza al massimo il lavoro magnifico delle api e quello successivo che si realizza in cantina.




Ad oggi 18 Gennaio 2014 la situazione procede così : OG 1.135 gradi Plato 31,2 >> SG 1.042 – Gradi Plato 10.6 – Alcool 12,48% – Attenuazione Reale 56,47%


Il 16 Febbraio 2014 il processo si può considerare concluso e la fase successiva, tramite filtrazione dell'idromele, è quella dell'imbottigliamento.

OG 1.135 gradi Plato 31,2 >> SG 1.000 – Alcool 18,18% – Attenuazione Reale 81,96%

Il mio è un idromele secco perche la FG è < 1.010 ,  con FG tra 1.010 e < 1.020 sarebbe stato medio o demi-sec, con FG > 1.020 invece si considera dolce.


Ho usato bottiglie "piccole" da 0,5 o da 0,33, ottime son le champagnotte da 33 cl : ricordate che una volta aperta la bottiglia, poichè il contenuto tende ad ossidare assai velocemenre, si deve consumare nel giro di poche ore.

Lasciare maturare in bottiglia per almeno 1 anno, se riuscite meglio 2.



venerdì 18 gennaio 2019

Argomenti di Salute e Medicina

Sono argomenti trattati in maniera semplice, con notizie dal mondo scientifico o traduzione e riferimenti a studi ed articoli scientifici pubblicati di recente che potrebbero essere di grande utilità per apprfondire alcune importanti tematiche.


Nessuna presunzione o volontà di sostituirsi a nessuno ma solo argomenti tradotti e resi intellegibili a chi di paroloni scientifici non ha nessuna dimestichezza.
Per ogni problema di salute, ricordo che è doveroso e conveniente per tutti noi rivolgersi sempre direttamente al proprio medico di fidicia o al proprio specialista.



Vi voglio solo suggerire alcuni pensieri raccomandazioni :

Ricorda che tutti gli eventi fisiologici del nostro corpo sono strettamente in relazione tra loro: non limitarti ad intervenire sui sintomi specifici, ma impara a prenderti cura di te intervenendo sulle cause che li provocano.

La prevenzione è sempre la più efficace delle cure: adotta comportamenti e abitudini più sane: un regolare ciclo sonno-veglia e una alimentazione equilibrata sono i primi alleati per l’equilibrio del tuo organismo.

Rispetta l’attività bioregolatrice dell’intestino e non sottoporlo ad inutili stress: segui una dieta variata e verifica la presenza di eventuali allergie e intolleranze alimentari.

Rallenta il ritmo e fermati a respirare. Il corpo manda continui segnali per aggiornarti sullo stato di salute. Impara ad ascoltarlo e ad assecondarlo, e prenditi una pausa quando te lo chiede.

Bevi molta acqua, preferibilmente lontano dai pasti, e limita il consumo di bevande alcoliche, gassate e zuccherate.

Consuma pasti contenuti e non abbondanti. Non eccedere nell’uso di zucchero e di carboidrati, e limita il consumo di carni rosse e insaccati. Prediligi alimenti antiossidanti e alcalinizzanti come verdura e frutta.

Facilita la digestione attraverso semplici accorgimenti: consuma verdura cruda, naturalmente ricca di enzimi digestivi, evita l’associazione di diverse tipologie di proteine (es. formaggio e carne) e cerca di evitare i dolci a fine pasto.

Una regolare attività fisica fa bene al cuore e a tutto l’organismo. Non è obbligatorio praticare uno sport: muoviti almeno 30 minuti al giorno, magari facendo una breve passeggiata o iniziando ad usare le scale al posto dell’ascensore.

Impara ad amare te stesso e a sorridere più spesso: il segreto dell’equilibrio e del buon vivere sta anche nella capacità di armonizzare cura di sé e relazione con l’altro.